Maria Cristina: in Africa come la Thatcher
di Erregi

Infermiera di professione e volontaria in Mali per passione, Maria Cristina Brunori parla dell'Africa cambiata, dell'Africa corrotta, ma anche dell'Africa grata e sorridente 



 
Due volte volontaria in uno dei paesi più poveri dell'Africa, il Mali, Maria Cristina Brunori sta già pensando a quando potrà tornare a dare una mano all'ospedale di Sebenikoro, a Bamako. È qui che ha vissuto la sue esperienza africana, è qui che ha lasciato un pezzo di cuore ed è qui che il "grazie" dei paziente le è davvero entrati dentro.
 
Infermiera nel reparto di ematologia del Civile di Brescia, Maria Cristina, che tutti chiamano Cri, ha vissuto l'esperienza africana a fianco di suo papà, Giuliano Brunori, nefrologo a Trento e impegnato insieme ad altri nel progetto del gruppo Mali Gavardo e Cuore Amico Onlus.
 
E stando a ciò che racconta, l'Africa e il Mali che ricordava dal suo primo viaggio, non ci sono più: il colpo di stato si è lasciato alle spalle paura e tensione e tutta la popolazione, pazienti compresi, ne ha risentito. Sono altri, però, i problemi da affrontare, a cominciare dalle numerose e delicate operazioni per facilitare la dialisi.
 
Il progetto dei volontari, infatti, riguarda proprio i pazienti dializzati di zona che possono contare sul lavoro intensivo dei volontari che, in circa dieci giorni eseguono tutte le operazioni più impegnative e si danno da fare anche con la formazione del personale.
 
Ed è in questo frangente che emerge la forza della Cri: l'Africa è più lenta, meno frenetica, ma con soli dieci giorni a disposizione, bisogna agire, bisogna anche arrabbiarsi, bisogna tirar fuori gli attributi, insomma. E in quanto a quello, alla Cri non manca nulla: questo, le è valso il soprannome Margaret, come la Thatcher.
 
Ma le è valso anche tanta gratitudine: in Africa i pazienti non possono avere la certezza che il medico arrivi finalmente a curarli e l'assistenza sanitaria non è affatto da dare per scontata, tanto che anche dopo attese interminabili, il malato ringrazia, è riconoscente, si sente in debito.
 
"Ma va ricordato sempre - insegna Cristina - che non andiamo in Africa per elargire misericordia, ma per aiutarli a cavarsela anche da soli". 
 
 
Nelle fotografie, dall'alto in basso: Maria Cristina Brunori con un piccolo paziente, Maria Cristina Brunori con il papà Giuliano e altri volontari in Mali.