Prostituirsi per gioco?
di Giuseppe Maiolo

A leggere di giovani adolescenti che a Ventimiglia si prostituiscono per "gioco", colpiscono diverse cose


Per prima il cosiddetto gioco che sembra essere la molla specifica di questa come di molte altre storie dei nostri tempi.
Significa che la realtà nella quale  vivono oggi gli adolescenti è sempre meno reale e sempre di più una finzione. In particolare virtuale.
Per questo motivo le fanciulle in questione parlano di gioco, ovvero di finzione. Proprio come fanno i bambini quando giocano al "facciamo finta che..."

Se un adolescente non riesce a distinguere il reale dal virtuale significa che non sta andando avanti, che non sta crescendo.
Infatti a dispetto di quanto appare, oggi si fa una gran fatica a sviluppare autonomia e capacità critica.
Più di un tempo si rimane ai blocchi di partenza a fare i giochi infantili. Eppure il corpo pulsa, cresce, si trasforma senza che nessuno degli adulti sorvegli, controlli o se ne accorga.

Gli unici che se ne accorgono sono invece i malintenzionati, quelli che, nascosti nel web, si camuffano da pari e attraggono con ogni mezzo ragazzi e ragazze incapaci di proteggersi e difendersi.
Ma quello che colpisce ancora di più è che ogni volta vi siano genitori che cadono dalle nuvole dichiarando: "Non avrei mai detto che mia figlia potesse fare cose simili. Non immaginavo che avesse già esperienze sessuali!"

Vien da dire: quanto conosciamo i nostri figli, cosa sappiamo di loro, dei loro pensieri, delle loro fantasie o delle loro attività che pure accadono dentro le nostre case?
Ho chiesto questo recentemente a dei genitori che, convocati da un procuratore della Repubblica perché la loro figlia appena dodicenne era stata vittima di un pedofilo che l'aveva adescata in rete insieme ad una trentina di fanciulle, erano rimasti sconvolti dalla descrizione delle azioni sessuali che la loro figlioletta aveva prodotto davanti alla webcam.

Ho domandato loro quanto l'avevano accompagnata a conoscere la rete e quella realtà virtuale che dilaga su chat e Socialnetwork.
Ho provato a capire quanto conoscessero della vita intima e personale della loro figlioletta. Non ho avuto risposta.

Di certo erano increduli di quello che era successo ma soprattutto totalmente ignari del fatto che avevano ormai davanti a loro una ragazzina e non più una bambina.
Più ancora li ho visti assenti dalla vita di questa figlia e dal suo mondo, lontani da tempo dalle sue curiosità.

Questi sono i ragazzi e le ragazze che non conosciamo, che non affianchiamo nella loro crescita e quindi non sappiamo dove vanno i loro desideri, se ne hanno o quanto crescono.
Di loro sappiamo poco o nulla. Non li attrezziamo a separare il reale dal virtuale. Non li aiutiamo a conoscere la realtà vera, i pericoli, le insidie.

Così ci affidiamo a quei pochi adulti che fortunatamente ancora ci sono, come quel trentenne ligure che denuncia le minorenni prostitute per gioco e ci costringe ad aprire gli occhi.

Giuseppe Maiolo
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