La filosofia nasce grande con Anassimandro
di Dru

Simplicio ha espunto il frammento di Anassimandro dalla Φυσικὧν δόξαι di Teofrasto (Fysicon doxai, letteralmente Le opinioni dei fisici) che lo citava letteralmente


..εξ ών δέ η γένεσίς εστι τοίς
ούσι, καί τήν φθοράν εις ταύτα γίνεσθαι κατά τό 
χρεών: διδόναι γάρ αυτά δίκην καί τίσιν αλλήλοις τής
αδικίας κατά τήν τού χρόνου τάξιν.

Da dove è il nascere per le cose che sono lì è anche la loro dissoluzione, secondo necessità; infatti esse scontano a vicenda giustizia e ammenda per la loro ingiustizia, secondo l'ordine del tempo.
 
La filosofia nasce grande

La filosofia nasce in Grecia nel VI a.C. con il più antico dei frammenti ritrovati che è di Anassimandro.

Essa è, senza dubbio di smentita, l'evento più decisivo dell'uomo in quanto base per l'intero sviluppo della civiltà occidentale con le sue forme che sono le forme che tutte le civiltà della terra hanno accettato come loro, le istituzioni stesse, e per come le masse si comportano in tal senso: Arte, religione,matematiche, e indagini naturali, morale, educazione, azione politica ed economica, ordinamenti giuridici sono le membra di quel corpo originario e il linguaggio che esprime il mondo stesso con tutti  i conflitti della storia.

Differentemente dal senso comune, che relega la filosofia a speculazione di élite che stanno nella torre d'avorio, mentre i movimenti culturali specifici hanno presa sulle masse, osservando che la filosofia apre il campo a tutte le forze culturali, si mostra che ivi si pone la base dove tutti i giochi sulla Terra vengono condotti e su questo campo ogni altra forza è condizionata da essa.

Il linguaggio che oggi parliamo sono la riflessione sintattico grammaticale che nel campo filosofico i grammatici greci, poi rielaborati nella cultura latina, esprimono alla luce delle "categorie" della filosofia Greca. Così è anche per la Scienza.

L'occidente e le sue civiltà sono tecniche, ossia sono organizzazioni dell'applicazione della scienza moderna all'industria.

Oggi non capiremmo la nostra società senza questa categoria, ma questa categoria non si capisce  se non alla luce della scienza moderna, ma è la filosofia che apre il campo della scienza, senza di essa non sarebbe possibile definire ciò che chiamiamo "scienza moderna".

La filosofia nasce grande, non incerta.

Per migliaia di anni l'uomo è nel mito, che non intende essere un'invenzione fantastica, ma "parola", "sentenza", "annunzio" o "la cosa stessa", "la realtà", solo dopo prenderà l'aspetto di "leggenda", "favola", "mito".
Il mito arcaico adopera il sacrificio come identificazione e dominio della potenza suprema, o come il mito vede nel mondo la potenza suprema.

È la filosofia con i suoi pensatori che si affranca dall'esistenza guidata dal mito per osservarla e guardarla per quello che appare.

E  Appare l'idea di un sapere che sia innegabile; e sia innegabile non perché le società e gli individui abbiano fede in esso, o vivano senza dubitare di esso, ma perché esso stesso è capace di respingere ogni suo avversario.

La filosofia è l'idea di un sapere che non può essere negato né da uomini, né da dèi, né da mutamenti dei tempi e dei costumi.

Un sapere assoluto, definitivo, incontrovertibile, necessario, indubitabile.
Le parole che indicano questo sapere, che prima era inaudito, sono "sophia", "logos", aletheia", "episteme" che vogliono significare conseguentemente "sapere", "ragione", "verità", "scienza".

Shopia è l'aver cura del sapere e deriva dalla radice phos che in sophos "sapiente",se si astrae, è  luce, chiaro, manifesto, evidente: allora "filosofia" significa aver cura per ciò che, stando nella luce, non può essere in alcun modo negato, "l'aver cura della verità", dove la verità è l'assolutamente innegabile.

I Greci evocano per primi il significato inaudito della verità.
Certo non si accontentano di questo, ma senza questo significato della verità i suoi tratti, i tratti del suo volto, non sarebbero nemmeno concepibili.

All'inizio di questo cammino la filosofia vede che il mito non è verità innegabile, ma è soltanto una leggenda in cui si crede.
Poiché, d'altra parte, la fede nel mito è la regola secondo la quale sono vissute tutte le civiltà precedenti, la critica filosofica del mito diventa inevitabilmente una critica della società.