Still life, il cinema che celebra la vita. Anche quella dei morti
di Nicola Cargnoni

John May (interpretato da uno strepitoso Eddie Marsan) si occupa di persone che muoiono in totale solitudine, senza che vi sia nessuno a ricordarli...


Il signor May conserva le loro foto, alcuni oggetti e i pochi ricordi che essi lasciano.
È un funzionario del comune di Londra, che si occupa dell’organizzazione dei funerali (ai quali solitamente partecipa da solo), non senza aver provato a contattare qualcuno che appartenesse al passato del defunto.
Fallendo sistematicamente nelle ricerche.

Ai ‘suoi’ defunti, il signor May dedica affettuose attenzioni, utilizzando i pochi ricordi trovati per ‘inventarsi’ di sana pianta persino il discorso che poi il celebrante dirà alla cerimonia funebre.
Fino a quando viene licenziato perchè troppo ‘lento’ (dedica troppo tempo alla ricerca di persone che possano aver conosciuto il defunto) e perché impiega troppe risorse economiche nell’organizzazione dei funerali (il suo superiore preferirebbe l’immediata cremazione di tutti i defunti e conseguente spargimento indiscriminato di ceneri in ‘buchi comuni’).

È a questo punto che il signor May dedica tutte le sue energie per risolvere il suo ultimo caso, andando a scavare nel passato di un uomo morto proprio in un appartamento vicino alla sua abitazione.

La vita del signor May rispecchia la regia del sorprendente Uberto Pasolini (al suo secondo film) che lavora per sottrazione; i dialoghi al minimo e la totale assenza di piani sequenza si accompagnano a inquadrature dove non rientrano mai più di tre persone insieme; il montaggio aderisce perfettamente alla schematicità e alla routine della vita del signor May, che tra l’altro è una persona estremamente pignola e metodica (è importante notare come sia attento ad attraversare la strada deserta in uno sperduto paese della costa inglese): scene e inquadrature brevi, vere e proprie ‘istantanee’ della vita del signor May, che si alternano a bellissimi paesaggi e a ‘sovrumani silenzi’.

Assente la musica. La frequente inquadratura di oggetti fermi e inanimati è un’eredità del cinema di Ozu, rispecchiando perfettamente il senso della loro ‘inutilità’, mentre una splendida fotografia utilizza bellissimi colori pastello, giocando sul ‘doppio senso’ del titolo (Still life significa ‘ancora in vita’, ma è anche la traduzione inglese di ‘natura morta’).

Questo film, di produzione britannica e italiana, è un meraviglioso affresco che respira cinema, senza mai scadere nel citazionismo sfrenato, con alcuni episodi e alcune scene di altissimo livello cinematografico.

Il signor May darà una svolta alla propria vita, da natura morta si incammina sulla strada verso l’ancora in vita (di nuovo, il doppio senso); l’inaspettata evoluzione degli ultimi 10 minuti, con l’unica scena che ha un sottofondo musicale, è costruita proprio sulla metamorfosi del protagonista.
Fino a una scena finale degna del cinema di Zavattini, a mezza via tra l’onirico e l’immaginifico, in un’atmosfera di magia e di speranza che vuole contraddire quell’assunto deandreiano che «quando si muore, si muore soli».

È una pellicola sorprendente, completa, di altissimo livello in ogni sua componente.
Presentato a Venezia, dove era fuori concorso, il film è uscito nelle sale italiane il 12 dicembre e presto sarà disponibile in dvd.

Un’interpretazione incredibile di Eddie Marsan si aggiunge a una sceneggiatura forte e una regia tecnicamente perfetta.
Un sorriso condito di lacrime è il risultato migliore che un film possa ottenere. ****½.