Ave, Maria
di Itu

Mese di festeggiamenti. Il settembre delle nostre valli è dedicato a feste che si ripetono a rotazione con un intervallo di 5 o 10 anni: Maria ricorda il sacro del cerchio vitale con le sofferte storie di tutte le donne

 
Ave, Maria piena di grazia sei tu che correvi per le vie di Damasco a cercare tuo figlio nei vicoli della guerra?

Perché non è finita la tortura, gli uomini fanno e disfano la tela che da figlie e rinnovate madri nelle guerre perdono sempre anche quando proclamano le vittorie.

Ave, Maria che sei fuggita dalla famiglia violenta e che ricuci la ferita inventando strade nuove verso il cuore.

Ave, Maria che subisti il silenzio di genitori impreparati e ti perdesti tra le mercanzie di facili incontri e non riuscisti a recuperare la stima ma potevi guardare l’orizzonte che tutti ci aspetta.

Ave, Maria che giochi alla corda nel cortile e corri dall’amica che è caduta a sbucciarsi le ginocchia.

Ave, Maria che studiasti a cuocere il cervello ed ammollare il cuore nello struggimento di lasciare il certo per l’incerto, la famiglia e gli amici, la lingua e il saper fare che all’estero non valgono più.

Ave, Maria che seguisti il marito in terre straniere, che partoristi su di un barcone tra vomiti di mareggiate e che non trovavi più gli ingredienti dei pasti imparati nella famiglia d’origine.

Ave, Maria che conosci bene dove nascono i femminicidi perché sono rimasti spezzati i legami preziosi tra donne a rassicurare l’altra metà del cielo.

Ave, Maria che  hai chiamato la vita anche quando il corpo si disfaceva nella vecchiaia, che rimandi l’appuntamento con il distacco perché forse c’è ancora un sospiro da respirare.

Ave, Maria che cerchi tutte le sorelle che le religioni hanno scritto per accogliere ancora il gioco inventato dagli uomini: tutto ricomincia e finisce con regole stabilite.

Ave, Maria che con grazia hai lasciato la porta aperta a tutte le donne e gli uomini che ancora abiteranno questo mondo.