L'invisibile fatica per costruire la strada delle Poffe
di Redazione

La storia della strada per le Poffe che s'inoltra nelle montagne sopra la località lumezzanese di Faidana e venne costruita nel 1967 grazie alla volonterosa imprenditoria di Adolfo Simonelli e ai comuni intenti di centinai di proprietari

 
La strada delle Poffe e il lamento-minaccia della sua chiusura se il Comune non interviene a dare una mano al consorzio che l’ha in carico.
 
La sua storia è un cavagnolo di virtù e merita d’essere narrata. La chiusura impedirebbe a quanti (migliaia) non fanno parte del consorzio di salire sulla montagna che offre accesso (non unico) anche all’ultimo tratto che dalla Cocca verso Conche, passando per il restaurato, storico «Hantèl de la Caha», santella dedicata a Sant’Apollonio, prodiga da sempre, di acqua sorgiva.
 
Le Poffe erano raggiungibili attraverso una carrareccia dalla quale si diramavano i sentieri a servire i 350 proprietari d’appezzamenti, case, baite, posti di caccia che la trapuntavano (oggi passano i 400).
 
Negli anni ’60 alcuni proprietari riuscivano a salire con le jeep, come Adolfo Simonelli e Massimo Bossini. Quest’ultimo, per vincere ... l’impossibile montagna, aveva acquistato un gippone americano che, però, su una stretta curva della quasi strada, era finito in un mezzo dirupo.
 
Simonelli doveva scendere, ma la carrareccia era ostruita. Perché non allargare la curva maledetta? No, meglio costruire una strada nuova. Era l’ottobre del 1967. Simonelli s’incarica di raccogliere i primi fondi: rispondono subito dieci imprenditori con 400mila lire l’uno.
 
Quattro milioni, due per l’acquisto della ruspa, due per pagare il ruspista. Burocrazia zero, progetto in mente, misure ad occhio.
 
Inizia l’impossibile avventura. Simonelli è tutto: sovrintendente, direttore dei lavori, progettista in corso d’opera ... Primi scavi, la strada prende corpo, pendenze stimate lì per lì, il fondo è ottimo, grazie alla piccola cava da cui si prelevava terra (quasi) refrattaria per rivestire i forni di fusione.
 
fondi vengono dalle centinaia di proprietari, ma anche dalla forestale e dalla Provincia (una trentina di milioni). C’è molta roccia. Occorre una ruspa più forte.
 
Simonelli corre, controlla, misura, passa sui terreni di tutti, non prima d’avere raccolto l’assenso firmato dei proprietari e alla fine, dopo quattro anni di lavori incredibili, ecco i nove chilometri di strada, con doppio «sfalto», dove agevolmente s’incrociano i veicoli, pendenze alla lumezzanese, salvo rari punti in cui s’inerpicano di più.
 
Costo 250 milioni, meraviglia-miracolo della collaborazione lumezzanese, della burocrazia di là da venire, dell’entusiasmo oggi introvabile merce... 
 
 
Fonte: Egidio Bonomi, "Giornale di Brescia", 6 agosto 2013.