Lumezzane e l'incuria dilagante nella piazza del Noàl
di Redazione

Tanti sono i difetti (pavimentazione che salta, scritte sui muri, erbacce, aiuole trascurate, accesso carrabile angusto) della piazza lumezzanese attigua al centro commerciale Noàl il cui vuoto pare essere l'unico riempimento

 
Incuria, degrado proprio là dove si vorrebbe mitigare la prepotenza del cemento con una parvenza di verde.
 
La piazza del Noàl, nel cuore di S. Sebastiano, non è nata sotto buona stella. Intanto l’accesso è talmente angusto che non possono transitarvi contemporaneamente due automobili, per quanto utilitarie.
 
Sul lato sud tempo fa vennero create grandi aiuole piantumate con verde vario, ora lasciato a sé stesso tra rinsecchimento ed erbacce. Sul lato nord-ovest, a ridosso del grattacielo di vetro, un rettangolo di piazza è stato protetto e ornato con enormi vasi quadrati e rotondi, messi a verde e orlati da panchine di legno, dove lo spazio per sedersi è ridotto ai minimi termini.
 
Il verde, anche qui, o è rinsecchito o non c’è più, o meglio, c’è ancora, ma sottoforma di erbacce invadenti che affiorano perfino dai cubetti della piazza. Per offrire ulteriore ornamento, i vasi sono stati imbrattati con enormi scritte.
 
La piazza del Noàl, inoltre, con la sua pavimentazione a cubetti, ogni tanto ne rilascia qualcuno e quindi costringe(rebbe) a frequenti interventi, magari anche solo con del cemento e non con l’originale disegno.
 
L’idea era di farne un luogo d’incontro piuttosto raccolto. In realtà il destino degli spazi pubblici a Lumezzane è davvero perverso: il vuoto è l’unico riempimento.
 
Se al Noàl non ci fossero gli uffici anagrafici, la Biblioteca civica e l’agenzia per la riscossione dei tributi, sarebbe solo luogo di momentaneo parcheggio e non si avrebbe nemmeno il passaggio dei cittadini costretti a recarvisi per ragioni amministrative.
 
Così come per il Noàl, il discorso può valere per l’appena nato Parco Madre Maria Seneci a Fontana, il piccolo parco Codini, a Piatucco, piazza Giovanni Paolo II. Se poi, come in questo caso, si aggiungono incuria e degrado, il senso d’abbandono si fa acuto e la gente ... abbandona.
 
 
Fonte: Egidio Bonomi, "Giornale di Brescia", 23 aprile 2013.