Giacomo Guerini: fucili d'alta ... sartoria
di Redazione

Una storia intessuta di passione e lavoro per questo giovane "sarto dei fucili": si tratta di Giacomo Guerini, artigiano e artista che lavora su misura. Un'arte che segue una lunga tradizione e conserva un fascino antico

 
Si chiama Giacomo Guerini, lavora a Marcheno e potremmo definirlo senza esagerare un «sarto» dei fucili conosciuto ormai ben oltre la Valtrompia. L´ultimo entrato nel suo laboratorio, in effetti, è un francese che si è fatto 1200 chilometri per andare da un tecnico particolare: voleva farsi misurare l´«imbracciatura» da quello che sta facendo il «vestito» alla sua arma. 
 
Il nostro artigiano ha meno di trent´anni e fa il «calcista incassatore», ovvero, con scalpelli affilati dalle forme più svariate modella, incide, scava, liscia e colora infine col caldo riflesso dell´olio di lino un pezzo squadrato di legno in noce in modo che vada a combaciare, «vestendo» perfettamente le forme d´acciaio della bascula che contiene il meccanismo di sparo.
 
Un´operazione delicata, una delle due (l´altra è l´incisione manuale col bulino) impossibili anche con i macchinari più moderni. E la più importante, perché l´incisione è un abbellimento mentre l´incassatura lavora sul cuore del fucile da caccia o sportivo, ed è decisiva per la sua longevità. 
 
Una operazione che non sopporta sfiatature o sbavature, attuata usando segreti frutto di una esperienza secolare che si tramandano in bottega tra insegnante e allievo: il legno e l´acciaio devono «fondersi» con estrema precisione con il primo, il legno, che deve reggere e ammortizzare l´esplosione della cartuccia comandata dal secondo senza subire incrinature; la fine di un utilizzo in sicurezza. Quelli bravi sono veramente pochi e ricercatissimi: si contano sulle dita di una mano.
 
E pur nella sua giovinezza, Giacomo è un testimone a 360°, erede di una tradizione nobile a Marcheno passata nel tempo dal mitico Giovanni (Gioàn) Rizzinelli, a Paolo Sabatti, al nonno Paolo Guerini al quale Rizzinelli, in pensione, volle regalare tutta la sua attrezzatura: proprio quest´ultimo gli ha insegnato i primi rudimenti del mestiere quando era ancora studente delle medie. Poi è cresciuto in Beretta per 10 anni, e due anni fa ha deciso di mettersi in proprio. 
 
Tanto per dare una referenza, sono usciti dalle sue mani i fucili Beretta del campione olimpico Francesco D´Aniello. Ha quasi quindici anni di esperienza nei quali ha visto anche l´evoluzione non dell´arte, ma delle richieste dei clienti, completamente diverse se cacciatori o tiratori sportivo.
 
Mentre lavora utilizzando uno scalpello di Rizzinelli che in 80 anni quasi mai ha avuto bisogno di affilatura, l´artigiano spiega che nel primo caso il raffinato chiede il calcio all´inglese che dà al fucile lo slancio di una modella stilizzata, impreziosito magari da una esclusiva incisione della bascula e delle guance. 
 
Nel secondo caso, invece, l´arma deve aderire al tiratore: sul calcio e nell´impugnatura vengono sagomate la forma della mano, delle dita e della guancia.
 
Il futuro? Insegna già nell´Ipsia gardonese per il corso Tima (Tecnico dell´industria meccanica armiera), ed è recente la proposta di una importante azienda per lavoro e consulenza all´estero. «Ma io - confessa - qui sono cresciuto, ho imparato, ho un lavoro indipendente e una soddisfazione adeguata; senza dimenticare affetti e radici...». 
 
 
Fonte: Edmondo Bertussi, "Bresciaoggi", 18 marzo 2013.