Le scadenze familiari
di Itu

Il 19 marzo si festeggia la Festa del papà, fra ruoli famigliari più o meno consolidati, nel variegato panorama culturale che compone ormai gran parte dei nostri paesi e delle nostre città

A scuola diventa tutto difficile: tre anni ed una mattina, dopo aver azzeccato il momento giusto per farla in bagno e pronto ad affrontare il foglio con la farfalla con le matite colorate entra nella sezione una fotocopia che passa in mano all’accigliata maestra.
 
C’è da imparare la poesia per la festa del papà, preoccupazione della maestra che mette via le matite e s’intromette in quel privato che riguarda la fatica della fanciullezza, dare senso a quelle figure che si attestano a casa il diritto e dovere su di te.
 
Nella scuola primaria stessa storia, da parte le tabelline e il dettato, una delle maestre che turbinano intorno alla classe si è presa l’onere della famosa fotocopia della poesia reputata più bella da dire al papà nel giorno della sua festa.
Celebrazioni che perdono senso se il pargolo risulta con due mamme o due papà. O orfano di padre, o semplicemente in prova nell’affido o anche perché adottato.
 
Però c’è la festa e le maestre entrano in confusione, hanno addirittura paura di confrontarsi con le classi e i bambini a loro affidati, ancor più con le colleghe che hanno situazioni lisce da gestire con i ruoli a casa ben delineati.
Ma è tutto per poco perché i legami familiari stanno mutando al ritmo di un turbinoso valzer ed i bambini si impietosiscono del dolore adulto.
 
Succede allora che in una scuola materna romana viene abolita la ricorrenza per la presenza in una sezione di un discolo con due mamme.
Invece di dar voce ad una miriade di luci nuove a quel bambino gli si suggerisce che qualcosa è sbagliato per lui: ma dove stanno i diritti dell’infanzia se noi adulti siamo così rancorosi da non saperlo proteggere a prescindere dai ruoli?