Ancora aperta la questione del depuratore triumplino
di Redazione

Nell'analisi di Egidio Bonomi sul "Giornale di Brescia" l'attenzione a un problema che per la Valtrompia va avanti da mezzo secolo e che si spera possa tradursi al più presto in realtà, cancellando le velleità campanilistiche

 
Depuratore sì, depuratore no, depuratore dove, a cielo aperto, in galleria... La discussione galoppa, con una ventina di milioni a riposo, in attesa di utilizzazione, con altri cinquanta, o ... su di lì, da reperire per dotare la Valtrompia d’uno strumento indispensabile.
 
Va bene discutere, è salutare, ma diviene ginnastica inutile, oltre che estenuante, non giungere a conclusione. E che le parole possano avere prevalenza sul tempo è più che un timore perché davanti balena in perpetuo un esempio stridentemente ... esemplare: la strada-superstrada-autostrada della Valtrompia che s’avvia al mezzo secolo di discussioni, proposte, progetti approvati,disapprovati, modificati senza un colpo di piccone.
 
I triumplini sono gran lavoratori, pensierosi sul proprio avvenire economico, ma si sono sempre rivelati pessimi propositori delle necessità di tutti.
 
Atteggiamento che ha radici nel campanile per cui Gardone vanta in perpetuo il ruolo di capoluogo; Lumezzane non ne ha mai voluto sapere; Sarezzo avanza alcune priorità data la collocazione baricentrica; Villa Carcina tiene al suo; Concesio si sente più periferia di Brescia; l’Alta Valle, invece, si sente abbandonata.
 
Depuratore, dunque. Un tratto di collettore avviato verso Concesio è già costruito. Bisognerebbe stringere i tempi e decidere dove realizzare le opere per la depurazione. In ipogeo (sottoterra) è l’ideale, come dimostrano impianti anche non lontani da noi (a Como, per esempio) ma si deve fare i conti con le parole.
 
Intanto, solo per dare urgenza all’urgenza d’essere urgenti (venia per il gioco di parole) è già di per sé illuminante la realtà di Lumezzane: 104 chilometri di fognature, 19,17 per acque bianche,14,83 per le nere, 77 chilometri per le miste.
 
Lo stato della rete è definito mediocre, aggettivo spennellato d’ottimistico. Il risultato è visibile sulla acque del torrente Gobbia, spesso trascoloranti, schiumanti, maleodoranti. Basterebbe far coincidere le parole con i fatti: ’na... parola! 
 
 
Fonte: Egidio Bonomi, "Giornale di Brescia", 9 febbraio 2013.