Vivere è pericoloso
di Itu

Niente può rassicurarci in questo Natale, solo guardando al presepe della nostra anima forse troveremo il comune senso verso la vita e la rinascita.

Il pensiero positivo che si è fatto strada spalando neve sui sensi di colpa ha secondo me sforato nell’inganno dello spostamento dei problemi, in definitiva ha reso complicato il percorso a riconoscere il doppio delle nostre arbitrarie quotidiane scelte.
 
Si stava apparentemente bene fintanto che la coperta data ci indicava il calduccio delle soluzioni a portata delle nostre personali interpretazioni di realtà, ma l’orrore di un ragazzo che compie un massacro in una scuola dove trova l’occasione di spazzar via anche sua madre, gli ultimi femminicidi ormai quotidiani, lo sgomento per un Natale pitturato di panettone Motta come il fuoco nel caminetto di mastro Geppetto mi convince che non è così.
 
C’è ancora qualche illusione da superare se il nostro io urla rabbioso contro il suo prossimo, gli animi surriscaldati dalla crisi non vogliono sapere di guerra e miseria ma dalla Siria alla Palestina e in tutti i paesi in armi il resoconto del dolore arriva proprio in questo Natale da nulla.
 
Perché il denaro smuove l’economia ma non il nostro cuore e di denaro non ce n’è più.
Dovremmo ammetterlo davanti a quella culla dove riposa un neonato, fuori dalla grotta Erode uccide i figli contemporanei di Gesù, Maria e Giuseppe fecero quel che il cuore dettava per meglio proteggere quel futuro che videro accanto a loro.
 
Vivere è pericoloso ed incapibile dal nostro punto di vista, il pensiero positivo solo una porzione dei nostri sensi allertati.
Ma il gioco è questo.