Un 2012 di chiaroscuri per l'agricoltura bresciana
di Erregi

Esercizio in crescita, quello agricolo nel bresciano, ma questo dato non deve indurre a pensare troppo positivo: a pesare c'è anche una legislazione poco flessibile

 
Si chiuderà con un punto interrogativo, a conti fatti, il bilancio dell’agricoltura bresciana di questo 2012: se è vero che, da un lato, questo settore ha risentito meno della crisi economica, dall’altro la redditività delle aziende è in sofferenza.
 
Questa l’analisi del presidente di Coldiretti Brescia, Ettore Prandini, che diffonde i risultati del Pil provinciale, secondo i quali, rispetto al 2011, c’è stato un aumento dell’esercizio che giunge a un totale di 1, 2 miliardi di euro.
 
Non va, però, dimenticato, che molti sono anche gli ostacoli al settore: prima di tutto le produzioni agricole a livello locale hanno bisogno di una maggiore valorizzazione, già portata avanti con modelli come la “fattoria didattica”, la vendita diretta con spacci aziendali e l’apertura al pubblico di caseifici e aziende, ma ancora molto resta da fare.
 
Pesano negativamente, infatti, anche le normative: la direttiva sui nitrati, le norme sulla tutela del benessere dell’animale e sulle emissioni inquinanti nell’atmosfera devono essere applicate con buonsenso e discernimento, considerando anche la necessità della sopravvivenza del settore agricolo.