Il re del mondo
di Leretico

In questi giorni di autunno mi frulla in testa il ritornello di una bellissima canzone di Franco Battiato intitolata "Il re del mondo".

 
Nella canzone, "il re del mondo ci tiene prigioniero il cuore", cioè c'è un personaggio sopra di noi che domina i nostri pensieri, che influisce sulle nostre vite.
Con un'associazione alquanto peregrina, forse per reminiscenza proustiana (la sua madeleine ha fatto storia), vado con la mente ad un testo di Francesco Alberoni del 2002: L'arte del comando.
 
In questo libretto sono raccolti alcuni brevi articoli che parlano di storia, di imprenditori e di re: l'autore tenta di indicare un insieme di qualità che distinguono un leader e di smascherare tante altre false virtù di chi si trova al comando di un popolo o di un'impresa.
La mia associazione mentale è molto forte in alcuni passaggi intensi nei quali si parla del "despota e dei suoi sicari".
 
Mentre nelle migliori aziende il capo si circonda di ottimi collaboratori con i quali discute le proprie decisioni prima di prenderle, il despota si comporta diversamente.
Anch'egli ha collaboratori di valore, altrimenti l'azienda non sopravviverebbe, ma per i lavori più importanti, per i lavori più delicati o per quelli più sporchi si affida a fedelissimi, scelti normalmente e scientemente tra i mediocri, persone prive di qualità intellettuali e morali, che non avrebbero mai avuto responsabilità di comando senza l'appoggio del capo e che per questo gli ubbidiscono ciecamente.
 
Il despota li sceglie soprattutto perché sa che, nella loro miseranda mediocrità, odiano quelli migliori di loro, quelli che sentono superiori per qualità e virtù.
Quando si trovano quest'ultimi tra le mani, godendo di una posizione di potere, li perseguitano per zittirli, per umiliarli.
 
Nella storia ci sono moltissimi esempi di applicazione di questo metodo, tanti quanto il numero dei dittatori.
Mentre questi sono di facile identificazione, molto meno facile è scoprire quelli che agiscono nelle aziende o nelle pubbliche amministrazioni.
Eppure sono pronto a scommettere che ce ne sono tantissimi che ci "tengono prigioniero il cuore".
 
Gli scagnozzi del re hanno il compito di far piegare la schiena a chi critica, isolano quelli che tengono al proprio lavoro e al bene dell'azienda, spengono l'entusiasmo dei giovani.
In questo modo uccidono l'azienda oppure distruggono la capacità di servizio della pubblica amministrazione di cui sono a capo, semplicemente perché hanno l'idea di usare queste organizzazioni per i propri scopi personali.
 
Potete riconoscere "il re del mondo", è quello che entra nel vostro ufficio senza bussare, quello che urla e strepita per un cosa non fatta, quello che non ama il dissenso di un sottoposto, soprattutto se espresso in pubblico.
Si circonda di lecchini e se li porta a pranzo e cena perché lo adulano, lo fanno sentire importante.
Quando si esprime dice sempre, anche se in forme diverse, "qui comando io".
Crede fermamente che nulla esisterebbe dell'organizzazione che guida senza di lui.
 
Sarebbe meglio allontanarsi da questi tiranni, cambiare lavoro se si può, stare il meno possibile sotto le loro grinfie e quelle dei suoi scagnozzi, perché queste situazioni, queste persone assorbono moltissima energia, ci sfiniscono e alla lunga ci logorano irrimediabilmente.
La cosa più pericolosa accade quando alla miseria della mediocrità si aggiunge la malvagità.
 
Alberoni ricorda nel suo libro il capo del campo di concentramento del film Schindler's List, quello che alzandosi la mattina, per divertirsi un po', pensava bene, dalla sua stanza posta in alto su un lato del campo, di sparare con un fucile ai prigionieri ebrei costretti a passeggiare sullo spiazzo delle adunate per fare da bersaglio alle sue sadiche manie omicide.
 
Alberoni si chiede come sarebbe stato quest'uomo se non ci fosse stato il nazismo, se avesse condotto una vita da tranquillo borghese, come dirigente di un'impresa.
"Di certo non avrebbe sparato su degli innocenti, ma qualcosa della sua natura malvagia si sarebbe espresso ugualmente, anche se in altro modo. Avrebbe angariato i suoi impiegati, se la sarebbe presa con qualche disgraziato perseguitandolo, avrebbe licenziato chi aveva più bisogno, avrebbe tormentato sua moglie e si sarebbe circondato di violenti. Naturalmente ostentando maniere inappuntabili, in giacca e cravatta".
 
Volete capire una persona, volete valutarla? Immaginatela in una posizione di potere dove può lasciare liberi i propri impulsi.
Se fosse messo a comandare un campo di concentramento come si comporterebbe?
Si lascerebbe andare a crudeltà o aiuterebbe i prigionieri?
Allora dobbiamo imparare a riconoscere "il re del mondo", essere capaci a identificare un certo tipo di imprenditore o di amministratore pubblico, per cercare di fare a meno si loro.
 
Su questo farei concludere Franco Battiato:

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!

...
(Povera patria - Franco Battiato - 1991)

Leretico