Roberta Gulisano si racconta
di Davide Vedovelli

È uscito il 2 novembre "Destini coatti", il primo album della cantautrice siciliana seconda classificata a Musica da Bere 2012

 

Dopo due settimane di riposo rieccomi (giustamente) al lavoro, e rientro ritrovando oltre che una grande artista una carissima amica. Si tratta di Roberta Gulisano, seconda classificata a Musica da Bere 2012. La raggiungo in Sicilia (solo virtualmente purtroppo) e ci racconta un po' di lei e del suo nuovo album. Chi è stato a Musica da Bere quest'anno si ricorderà certamente di Roberta Gulisano, e chi non la conosce ancora è giusto che cominci a conoscere questa ragazza siciliana dalla voce profonda e dalla straordinaria sensibilità. Ad ogni ascolto scopriamo un significato nuovo che prima non avevamo colto, e questo succede solo con i grandi artisti. E' uscito il 2 novembre il suo primo disco e non potevamo farci scappare questa occasione per parlarne con lei.

Ho avuto la fortuna di ascoltare il tuo ultimo disco dal titolo "destini coatti", e l'ho trovato dolce, profondo, mai banale, ben arrangiato e molto equilibrato. Da quanto tempo ci lavori? quanto queste storie ti appartengono e quanto è stato difficile condividerle con il pubblico?
Le sessioni di registrazione sono iniziate ad agosto dello scorso anno, ma i brani raccolti nel disco sono nati tra il 2009 e il 2011; entrando in studio, poi, tutto acquisisce una visione diversa: le storie che racconto hanno vissuto una evoluzione insieme alla crescita del disco stesso, nel modo di essere interpretate, capite, raccontate. Sono storie che mi appartengono nella misura in cui mi attraversano e mi circondano, e io amo farmi attraversare da ciò che mi succede intorno, pur cercando di rimanere sempre una lucida osservatrice dei drammi che si consumano sotto le mentite spoglie della normalità. E alla gente, inaspettatamente, piace ancora tanto sentirsi raccontare storie; ai concerti ci siamo ritrovati davanti un pubblico affamato di racconti da inzuppare nella musica.

Un brano su tutti è 100 grammi, che parla di anoressia, lo fa senza mai risultare banale, morale o retorico. Perchè questa tematica?

Un pomeriggio alla tv annunciavano la morte della famosa modella Isabelle. Caro, e mandarono in onda diverse sue interviste. Sono rimasta sconvolta da tanta lucida consapevolezza. Un dramma immane causato dal troppo amore, quel tipo di amore che non coincide con la parola vita. Molti dei pezzi dell'album parlano di questa “anomalia” di sentimenti, e della lucida consapevolezza di chi vive dei drammi immensi e decide di portarli alle estreme conseguenze.

Raccontami il tuo disco in cinque righe e dove possiamo reperirlo.
Penso che il titolo di quest'album racchiuda in due parole tutto quello che c'è dentro: sono storie di vite (destini) che hanno un finale forzato (coatto), una specie di nemesi dalla quale non ci si può esimere...o forse sì? Nella prima pagina del libretto c'è la soluzione all' “enigma”! Ma per avere la copia fisica del disco dovrete aspettare un po': essendo un disco autoprodotto, aspettiamo di ammortizzare i costi di stampa con le vendite online. Quindi, dal 2 Novembre, tutti sui digital store! Amazon, Itunes, Bandcamp, Myspace, Lastfm, Spotify, Rockit.

Avendo a che fare con la musica mi sono reso conto che la scena musicale siciliana è molto movimentata. Anche in vallesabbia c'è un gruppo i Corimè, che stanno riscuotendo un grandissimo successo. Da siciliana hai anche tu questa percezione?
Sì. La Sicilia è un caleidoscopio di possibilità: dove nulla è possibile, tutto è p0ossibile. Quando non c'è niente intorno a te, quello che non hai devi imparare a immaginarlo, e poi di quella immagine farne creazione. E' tanto difficile e tanto facile allo stesso tempo. Dipende da te. Questa terra è densa di cose, di idee, di desideri, di bellezza maltrattata, e ti dà davvero tante cose da dire.

Come tradizione dello Spaccadischi l'ultima domanda puoi farla tu a me. Un abbraccio grande e spero di vederti presto qui a Brescia.
Da giovane musicista a giovane giornalista musicale: non pensi che anche nel mondo del giornalismo musicale italiano, ci sarebbe bisogno di una bella “ventata di freschezza”?! Lo penso sì, e non è per fare i giovanilisti a tutti i costi, o i rottamatori, come va di moda dire ora. Credo che i grandi vecchi debbano affiancare i giovani talentuosi, insegnargli i trucchi del mestiere ma poi farsi da parte e dargli fiducia, e questo per evitare che quando i "grandi vecchi", per questioni anagrafiche, non ci saranno più, resti un grande vuoto che verrà riempito da sprovveduti.
Un abbraccio Roberta e buona fortuna.