Occhio al fungo!
di Erregi

Appassionante la ricerca e gustoso il risultato: andare a funghi è una passione, un hobby, un modo per stare in forma e vivere a contatto con la natura, ma non bisogna sottovalutare il rischio di intossicazioni

 
Non sempre la conoscenza e la prudenza vanno di pari passo con la passione per i funghi., specie quando questa passione è improvvisata. Per i turisti della domenica, così come per i veri amanti della raccolta vi sono alcune regole da rispettare.  Ecco qualche suggerimento per sapere come raccogliere i funghi in sicurezza.
 
E’ indispensabile infatti sapere come raccogliere correttamente i funghi e come distinguere un fungo commestibile da uno tossico o velenoso. Diverse specie di funghi sono commestibili, quindi vengono attivamente cercate e raccolte; ma molte altre o non hanno valore alimentare, o possono provocare addirittura fenomeni di intossicazione, anche con esito mortale.
 
Non esistono regole empiriche per ricavare la commestibilità: è necessario che ogni specie di fungo venga identificata con certezza prima di essere consumata. Molti funghi mangerecci hanno specie molto simili tossiche, così che solo una attenta individuazione della specie può scongiurare casi di avvelenamento.
 
Fortunatamente, la conoscenza oggi è notevolmente aumentata, sia grazie ai molti gruppi micologici che spesso organizzano lezioni e mostre, sia grazie all’esistenza degli ispettorati micologici presso le aziende sanitarie che per legge, oltre a controllare tutti i funghi destinati alla commercializzazione, effettuano gratuitamente il controllo dei funghi ai cittadini raccoglitori.
 
La prevenzione è senza dubbio l’arma più valida per non cadere nei potenziali rischi che possono nascondersi nei funghi tossici o velenosi. Ecco 5 regole molto importanti.
 
Punto primo: se non si è esperti, vale sempre la pena di far controllare i vegetali che si sono raccolti presso i Servizi di riconoscimento micrologico, che sono attivi presso il servizio di Igiene pubblica di quasi tutte le Asl italiane.
 
Secondo: i funghi sospetti non devono essere riposti nello stesso cesto in cui si trovano quelli sicuramente innocui.
 
Secondo il terzo punto, non bisogna raccogliere i funghi quando sono ancora piccoli: è meno facile capire di che tipo si tratta.
 
Quarta raccomandazione: i funghi vanno cucinati per 30-45 minuti, perché, in alcuni casi, la cottura elimina parte delle tossine e sicuramente rende il fungo più digeribile.
 
Ultimo consiglio è quello di consumare i funghi entro 48 ore dalla loro raccolta, dopo averli conservati in frigorifero.
 
In caso di intossicazione, poi, è necessario recarsi subito in ospedale alla prima comparsa di sintomi sospetti in uno dei commensali, senza aspettare che i disturbi si manifestino anche in tutti gli altri componenti della famiglia.
 
È utile anche portare con sé un campione del vegetale incriminato per dar modo agli specialisti di riconoscere la specie in questione e di valutarne al meglio i potenziali effetti.
 
È sempre meglio informare i medici sulla provenienza dei funghi, se cioè sono stati comprati, raccolti da dilettanti o da persone che si dichiaravano esperte e fornire in  Pronto Soccorso le informazioni riguardanti il tempo intercorso tra l’ingestione dei funghi e la comparsa dei sintomi.
 
Ci sono, infine, anche cosa da non fare assolutamente una volta manifestatasi l’intossicazione: evitare i farmaci che bloccano la diarrea, in quanto questa è un meccanismo di difesa con cui il corpo cerca di eliminare le tossine dannose.
 
Non bere, poi, latte né rimedi “naturali” o “della nonna” che, contrariamente alle credenze popolari, non sono di nessuna utilità. Prese le dovute cautele, poi, c’è tutto un mondo di piatti meravigliosi da realizzare con i funghi, ma sempre con grande attenzione al loro aspetto e alla loro provenienza.