Greta Guerrini, una pastorella da fiaba nel verde di Bovegno
di Erregi

La bella storia di una ragazza che, sulla scia di altre donne prima di lei, si cimenta nell'allevamento delle capre, decidendo di vivere appartata fra i prati e il cielo limpido delle montagne dell'Alta Valtrompia

 
Le caprette le fanno “ciao”, è il caso di dirlo. Greta Guerrini, dopo la maturità all'Istituto alberghiero aveva vagliato la possibilità di frequentare, a Parma, la facoltà di Scienze gastronomiche, ma come si può scegliere la città quando si è abituati alla tranquillità della montagna e quando le radici e il cuore sono lassù?
 
Una storia alla Heidi, davvero, quella di Greta che, con il sostegno di mamma e papà, ha aperto la propria azienda, la “Mulino”, che sorge in località Forno, lungo la strada che da Bovegno conduce anche alla Cà de le Bàchere, dimora un tempo di Angelo Canossi.
 
Ristrutturando una vecchia cascina fatiscente, che sorgeva nelle vicinanze della casa d’infanzia, quella dove passava il tempo con i nonni Peppino e Milì, anch’essi contadini e allevatori, oltre che bottegai, Greta ha scommesso su un mestiere che, ad oggi, sembra d’altri tempi ma conserva tutto il fascino e la dignità d’una volta.
 
Comincia con solo una quindicina di capre, per sondare il terreno e la risposta del pubblico: quella stalla, pulitissima e di ultima generazione, ne ospita ora circa settanta, di cui una trentina alla mungitura e il resto da allevamento.
 
Un’attività dura, che lascia poco tempo libero ma che, al contempo, dà grandi soddisfazioni: 75 litri di latte per la lavorazione quotidiana, dalla quale prendono vita formagelle, mozzarelle e robiole che si aggiungono ad altre prelibatezze caprine come prosciutti e salsicce che, grazie all’immediato passaparola e alla loro bontà, fanno sempre il tutto esaurito.
 
Ma la soddisfazione maggiore per Greta, forse, è quella del ritorno alle origini, è la celebrazione delle sue radici, del passato tramandatole da genitori e nonni, della vita dura ma sana, fuori da quella che, sempre più spesso è la (in)civiltà.
 
Foto 1 tratta da "Bresciaoggi".