L'amore è un'altra cosa...
di Itu

Coinvolgente e calda l'atmosfera su "resilienza familiare" nell'incontro con la dottoressa Bombardieri, uno stimolo a ripensare i nostri tortuosi percorsi di famiglia

 
Bene, la chiarezza di posizione nei rapporti familiari è fondamentale per giocare la vita, specialmente per chi si è sentito a disagio nell’infanzia e non sa bene perché visto che comunque è sopravissuto.
 
Non so, ma ”resilienza familiare” mi fa pensare a prove di resistenza, intessute di importanti ragioni sociali ma ancora vincolate ad una promessa antica fatta di fronte ad una istituzione che ha bisogno di bilanciare l’intemperanza giovane a far passi su diritti e doveri che in questa tetra epoca si basano su oscuri valori etici.
 
Perché il matrimonio sussiste se c’è una volontà di reciproco impegno, di riconoscimento al codice che unì i destini.
Così mi capita di sentir sancito il rito talvolta in modo cinico, altre secondo illusioni, ancora tacendo dell’amor che smosse i cuori.
 
Perché tuttavia nel nostro titolo culturale non è imponibile il contratto matrimoniale se non per libera scelta dei contraenti.
Così non mi sembra tanto perversa l’idea di essere “collega di matrimonio”, intendendo razionalmente di voler attenermi ai diritti e doveri sanciti dal codice civile.
 
Ma l’amore è un’altra cosa, si muove nel matrimonio solo se lo si alimenta del riconoscimento dei nostri bisogni spirituali.
Se ci muovessimo su questi due piani scricchiolanti e ombra l’uno dell’altro con più cautela, dove potrebbe portarci il progetto familiare?