Una vita sulla Triumplina tra giornali e volti della gente
di Andrea Alesci

Da cinquant'anni l'edicola Franzini se ne sta a lato della 345 in territorio di Gardone, osservando i movimenti di una Valle che scorre dinanzi con velocità sempre maggiore. Un'edicola che si racconta attraverso le parole di Cesare Franzini

 
Sulla strada puoi vedere e capire i volti delle persone, intravedere i pensieri di chi cammina a piedi, di chi avanza a colpi di pedale o schiacciando l’acceleratore dell’automobile.
 
Sulla strada della Valtrompia c’è chi la osserva da cinquant’anni: è l’edicola Franzini di Gardone Val Trompia, un cognome blasonato che alcuni documenti attestano presente nella città gardonese già nel XV secolo.
 
A guardare i movimenti di tutti e tutto dietro un vetro c’è oggi Cesare Franzini, nipote di quel Guido che nel dicembre 1959 acquisì la licenza di edicolante per aprire nei primi giorni del 1960 la rivendita di giornali e riviste.
 
“Lo zio è morto nel 2004 – dice Cesare – e da allora l’edicola è intestata a me, ma sono già ventitré anni che faccio questo mestiere, dopo nove anni di lavoro alla Zenith di Sarezzo. Già quando ero bambino aiutavo lo zio Guido e davo una mano alla zia e alla nonna nei rari casi in cui era ammalato. Poi ho cominciato a sostituirlo nel periodo estivo e non so se fosse scritto nel destino, ma era come se sotto sotto fosse chiaro che sarei venuto qui a lavorare, come se ci fosse un tacito accordo.
 
"Prima l’edicola era sempre sul marciapiede, però, più vicina a dove adesso c’è lo stop, mentre da una ventina d’anni ci siamo spostati qui. L’edicola di una volta era piccolina, una di quelle edicole di forma circolare nella quale si riusciva a malapena a stare in piedi”.  
 
“La giornata di lavoro - prosegue Cesare Franzini - comincia presto alle 5 del mattino, perché alle 5.30 arriva il furgoncino che mi porta i giornali (e faccio anche consegne, portandoli a 150 persone tra Gardone e Ponte Zanano). Sto qui fino all’una e riapro verso le tre del pomeriggio, prima di andare da moglie e figli alle sette di sera.
 
Adesso che gli anni cominciano a salire (quest’anno sono 56), il lavoro comincia a pesare, anche perché lavoro pure il sabato e la domenica mattina, facendo in pratica 80 ore settimanali. Non posso permettermi nessun assistente, perché non riuscirei a starci dentro con i costi. In ogni caso, io sono sempre qui e la parte bella rimane il poter vedere la gente, fare due chiacchiere, vedere scorrere la vita del paese da questa piccola postazione sulla strada".