All'alba del Novecento «Tra polvere e sali d'argento»
di Vanessa Maggi

Stasera alle 21.30 va in scena nel cortile di Villa Mutti Bernardelli a Gardone lo spettacolo allestito da Treatro terrediconfine partendo dalle lastre fotografiche che ritraevano la vita d'un tempo nel piccolo borgo di Aleno, frazione di Marcheno

 
Si può tornare “Tra polvere e Sali d’argento” questa sera alle 21.30 nel cortile della Villa Mutti Bernardelli di Gardone (dove c’è la biblioteca).
 
Tornare a immergersi nello spettacolo che l’associazione Treatro terrediconfine ha ideato per dare voce a quanto documentato nel volume “Volti e luoghi della Valle Trompia all’alba del Novecento. Le lastre fotografiche di Ottorino Foccoli”.
 
Una storia che nasce da una raccolta appunto di lastre fotografiche d’inizio Novecento conservate per lungo tempo ad Aleno (Marcheno), nella soffitta di un antico edificio popolarmente chiamato Conventino, e arrivate a noi in modi fortunosi e provvidenziali. Gli attori raccontano di personaggi che in questo borgo hanno vissuto, che lì sono stati fotografati, che lì sono emersi dall’oblio di un secolo.
 
Dalla polvere di una soffitta prende forma una sorta di viaggio a ritroso nel tempo sino all’inizio del Novecento, intrecciando elementi storici e suggestioni poetiche. Chi era quella gente? Cosa stava facendo? Come viveva? Quali aneddoti? Testimonianze degli abitanti di Aleno si mescolano a testi di storia e a ricerche locali sulla vita dell’epoca per costruire la drammaturgia dell’evento.
 
Teatro sulla memoria, “Tra polvere e sali d’argento” mette in scena vicende e aneddoti di una vita contadina, che fino agli anni ’60 è rimasta tale e quale a quella documentata dalle immagini.
 
O meglio le fotografie esprimono volti, caratteristiche posturali e fisionomiche, modi di vestirsi, numero e componenti di una famiglia; i racconti dei singoli esprimono invece la fatica del lavoro, l'inventiva per superare le giornate, le stagioni dei prati che, ad ogni cambio, avevano bisogno di meccanismi ben oliati, ben rinnovati, per mettere in moto l'azienda familiare della sopravvivenza.
 
“L'ambiente ristretto della ricerca – dice Stefania Ghisla del Treatro – ha permesso altresì di modellare tipologie diffuse di esperienze già raccontate da altri su connotazioni precise di intrecci familiari, su definizioni di luoghi e proprietà, di persone e relazioni di parentele che animano e vivificano ulteriormente quegli scatti di inizio secolo, quelle lenzuola stese a fondale fotografico di sperimentazioni compositive”.
 
L'antologia della narrazione spazia quindi dalla considerazione del ragazzo "condannato" all'alpeggio, alle donne, fattrici in continuazione di figli-forza lavoro e prescelte spose per la loro capacità fisica ad allattare; al contadino impensierito dal condurre meticolosamente la fienagione per alimentare le bestie e per alimentarsi; al prete preoccupato dei suoi parrocchiani, dei fatti del paese e veicolo di storia locale raccontata dal pulpito della chiesa. Il tutto collegato dall'occhio esterno, borghese, di una villeggiante, che guarda la fatica da lontano e curiosa un mondo, osservandolo attraverso la finestra di casa come fosse l'obiettivo della macchina fotografica che isola le inquadrature dell’esistere, per immortalarle.
 
L’appuntamento è alle 21.30 nel cortile di Villa Mutti Bernardelli a Gardone.