Dall'Africa l'allarme per la scomparsa degli anfibi
di Museo delle Scienze di Trento

Cause non ancora identificate provocano la scomparsa di queste specie presenti da 320 milioni di anni sulla Terra, creando un allarme per tutta la biodiversità. Questi gli esiti di un convegno tenutosi al Museo di Scienze di Trento, unico museo italiano presente in Africa

 
Confermata durante lo “African Amphibian Assesment di IUCN la tendenza di alcuni anfibi africani a scomparire per cause non direttamente legate alla pressione antropica.
 
Un risultato che è un campanello di allarme per tutta la biodiversità. Nel 1989, in una remota regione montuosa del Costarica, veniva avvistato per l’ultima volta il rospo dorato (Bufo periglenes).
 
Da quel momento, una specie apparentemente comune, scompariva per sempre e senza alcuna spiegazione “evidente”. La specie del rospo dorato, classificata come estinta dallo UCN nel 2004, diveniva quindi una “specie simbolo” dell’influenza delle modificazioni ambientali su scala globale sulla biodiversità del pianeta.
 
Studi successivi hanno infatti ipotizzato che, alla base dell’estinzione del Bufo periglenes, non fosse un’azione diretta dell’uomo ma fossero invece cause di ordine globale come i cambiamenti climatici, la diffusione di nuove patologie, l’alterazioni nell'azione di schermatura dei raggi UV da parte dell'atmosfera.
 
Particolarmente sensibili, gli anfibi vengono spesso utilizzati come ‘sensori’ dello stato generale di salute dell’ambiente e il loro stato di conservazione è il più critico tra tutti i vertebrati con oltre il 30% delle specie in declino, 165 specie già estinte e 500 specie la cui situazione è vicina al punto di non ritorno.
 
Nelle ultime due decadi, gli anfibi - presenti sul pianeta da oltre 320 milioni di anni - hanno conosciuto un momento particolarmente critico, le cui cause non sono ancora completamente note.
 
Proprio di questa situazione e delle recenti “misteriose scomparse” di anfibi africani, si è parlato nel corso dell’African Amphibian Assessment di IUCN, da poco conclusosi al Museo delle Scienze di Trento con la partecipazione di più di ottanta scienziati provenienti da oltre 16 paesi del mondo.
 
Durante il meeting sono stati definiti i livelli di minaccia delle specie dell’Eastern Afromontane, il vasto sistema montuoso che va dall’Etiopia al Mozambico.  Ciò che è emerso e che suona come un vero campanello di allarme, è che anche nel continente africano, in zone con una bassissima pressione antropica e un sostanziale mantenimento dell’habitat originario, gli anfibi continuano a scomparire.
 
Tra questi, alcune specie che vivono a quote variabili tra i 1500 e i 4000 metri, appartenenti al genere Nectophrynoides (si tratta di piccoli rospi vivipari – una delle specie scomparse è stata scoperta nel 2003 dal personale del Museo delle Scienze) e Spinophrynoides. Un risultato significativo in quanto ulteriore, concreta testimonianza, della rilevanza delle modificazioni ambientali a livello globale sulla biodiversità del pianeta.
 
L’aggiornamento del livello di minaccia delle specie - condotto con sistematicità da IUCN in riunioni quali l’Assessment del Museo delle Scienze di Trento - porta alla definizione delle cosiddette “red list” ed è un elemento di fondamentale importanza nel processo di definizione dei piani di conservazione e di pianificazione dell’uso del territorio da parte dei governi.  
 
L’Assessment di IUCN è stato preceduto dal 15° meeting dell’African Amphibian Working Group, un evento scientifico internazionale nato a Parigi oltre 40 anni fa. La presenza di un elevato numero di esperti provenienti da zone differenti del pianeta ha fornito l’occasione per aggiornare efficacemente lo stato di conservazione di oltre 200 specie di anfibi africani.
 
Ulteriore elemento qualificante del convegno è stata la massiccia partecipazione alle giornate di studio da parte di giovani ricercatori africani, provenienti da Kenya, Etiopia, Tanzania, Congo e Zimbabwe, che hanno avuto per la possibilità di partecipare al meeting grazie all’organizzazione del Museo delle Scienze - unico museo italiano ad avere una sede territoriale permanente nel continente africano (in Tanzania) - e  a un fondo messo a disposizione dal Mohamed Bin Zayed Conservation Fund.
 
Una presenza importante, in particolare per la possibilità offerta a questi studiosi di partecipare alla definizione delle priorità di conservazione del proprio patrimonio biologico. La produzione scientifica, realizzata grazie alla collaborazione tra scienziati già affermati nel settore e “giovani leve”, africane e non, confluirà negli atti del convegno che andranno a formare un numero monografico dell’African Journal of Herpetology.