«Beretta», un mito che non conosce crisi
di Erregi

Un anno, il 2011, che per la Holding Beretta ha significato una significativa crescita nei profitti: la crisi c'è, ma le strategie commerciali del colosso delle armi sono più forti

 
Un utile di 31,2 milioni di euro, questo il risultato conseguito nel 2011 da Ugo Gussalli Beretta e dai figli Franco e Pietro che portano la Beretta ad un fatturato netto consolidato di 481,8 milioni di euro, con un incremento su base annua del 7%, che si traduce in 30 milioni.
 
Risultati, questi, che si sono ottenuti soprattutto attraverso la vendita di armi per il settore civile sportivo, ma anche attraverso la distribuzione per difesa e ordine pubblico, voce che, nel bilancio, arriva a coprire un 18% del volume d’affari totale.
 
Buone nuove anche dal comparto “non firearms” e soprattutto nella divisione ottiche che copre, oggi, un quinto delle entrate totali con oltre 50 milioni di euro grazie al successo dei prodotti Steiner e Burris e all’ampliamento dell’offerta con elementi elettronici che presto miglioreranno ilteriormente con l’acquisizione di una società greca all’avanguardia.
 
La sola nota dolente è che i mercati esteri la fanno da padrona: grosse difficoltà nelle vendite si registrano in tutta Europa, Italia compresa, mentre Stati Uniti, Russia e Australia rappresentano il 90% delle vendite con il Nord America saldamente in testa con il 45%.
 
Le nuove tecnologie di comunicazione, inoltre, permettono l’acquisto diretto da parte dell’interessato tramite la rete e i cataloghi online negli Stati Uniti. Non si fermano qui, però, gli sforzi innovativi: il solo settore ricerca e sviluppo rappresenta una spesa di 12 milioni di euro.
 
Le previsioni per il 2012 sono simili a quelle precedenti, con i mercati europei che preoccupano sempre più e quelli del resto del mondo che restano una certezza tale da far ritenere che il gruppo Beretta otterrà risultati in aumento.