Qualcosa si muove per la santella di San Rocco
di Fonte: Egidio Bonomi, «Giornale di Brescia», 1 aprile 2012

Al municipio di Lumezzane hanno recepito la segnalazione del giovane gruppo facebook "Generazione Lumezzanese" per il recupero di uno stabile dove potrebbe essere collocata una statua dedicata al Santo

 
Generazione Lumezzanese, ovvero l'occhio vigile sull'ambiente a Lume. L'associazione è composta soprattutto da giovani, attenti alle cose che non vanno. La più recente riguarda la «santella» che verrà dedicata a S. Rocco, a Montagnone di S. Apollonio. Il piccolo stabile (pianterreno e primo piano una dozzina di metri quadri) in via XI Febbraio, cade a pezzi, ma grazie alla segnalazione, il Comune sta ponendovi rimedio.
 
La storia è singolare. S. Rocco è patrono di Montagnone. Fino agli anni Settanta, sull'angolo con via Trieste, troneggiava una maestosa santella settecentesca, poi abbattuta per allargare il crocicchio. Nella casa di fronte era stata ricavata una nicchia per alloggiarvi la statuetta del santo, conservata da Gianfausto Bugatti.
 
Nicchia vuota per il mancato consenso del proprietario. Nel 2007, l'allora sindaco Silvano Corli, aveva posto gli occhi sul piccolo stabile, distante una decina di metri, che, opportunamente adattato, poteva rivelarsi nuova... dimora per lo sfrattato S. Rocco. Febbrili contatti con le sorelle Montini (guarda un po', figlie del fu Rocco-Ruchì) ed ecco donati i muri al Comune.
 
Corli non viene rieletto, resta il problema. L'attuale amministrazione comunale, prendendo il testimone, fa elaborare un progetto all'Ufficio tecnico, lo invia per l'approvazione alla Soprintendenza. Ci vuole tempo, come no? Passa un anno e il progetto torna con l'obbligo di sostanziali modifiche. Tira, molla, finché il progetto torna, nel 2011, alla Soprintendenza per l'approvazione definitiva. Sono passati cinque anni e la «santella» che verrà ha rischiato di cadere a pezzi, dato che ne perdeva già un lustro prima.
 
Ora l'intervento per metterla quantomeno in sicurezza. Negli anni Quaranta-Cinquanta il piccolo edificio era il laboratorio del calzolaio Papalì il quale, nei giorni solatii, godeva la compagnia dei molti che sedevano sulla pietra-panchina a fianco dell'ingresso, ora quasi scomparsa a causa del livello stradale rialzato.
 
Guai però a toccarla, dicono gli anziani, andrebbe fatta riemergere, semmai. Lì hanno posato terga e sospiri migliaia di viandanti lungo i secoli, ma soprattutto Checo di Canàp le cui sedute hanno sicuramente contribuito all'arrotondamento della storico, piet(r)oso sedile. Alla fine s'incarnerà la «santella»? Chissa! Magari anche con un piccolo prodigio del santo.Â