La musicale «Odissea» di Mario Perrotta
di Rosa Casari

Stasera alle ore 21 all'auditorium di Villa Carcina va in scena lo spettacolo dell'attore premio Ubu 2011. Un evento inserito all'interno della "Proposta '12" dell'associazione culturale Treatro terrediconfine

 
L’attore/narratore Mario Perrotta, fresco del Premio Speciale Ubu 2011 per la “Trilogia sull’individuo sociale”, è “l’ospite d’onore” di oggi presso l’auditorium della scuola media di Villa Carcina con lo spettacolo “Odissea” (Premio Hystrio 2009 alla Drammaturgia e Finalista Premio Ubu 2008 come migliore attore) all'interno della rassegna "Proposta '12".
 
Dice Perrotta: “C’è un personaggio nell’Odissea che, da sempre, cattura la mia attenzione, un personaggio che molti non ricordano neanche: Telemaco. Ho provato a chiedere in giro e, difatti, molti ricordano il cane di Ulisse - Argo, mi pare…-  ma non il figlio. Io, invece, ne ho sempre subito il fascino, perché la sua attesa è carica di suggestioni”. 
 
Il Telemaco di Perrotta è un ragazzo che scende nella piazza del paese e insieme a due musicisti mette in piedi uno spettacolo d’arte varia con l’intento di raccontare la sua versione dei fatti. Telemaco non ha ricordi di Ulisse, non l’ha mai visto, non sa come è fatto, non sa il suono della sua voce: per lui, Ulisse è solo un racconto della gente. 
 
Ed è proprio questa assenza ad aprire infinite possibilità nei pensieri di Telemaco. Lui è l’unico personaggio dell’Odissea che può costruire un’immagine del padre calibrata a suo piacimento. I pensieri di Telemaco, forse, sono l’unico luogo dove Ulisse può essere ancora un eroe. Ma gli eroi durano il tempo di un romanzo e questo Telemaco lo sa.
 
Prosegue Perrotta: “Ho disancorato Telemaco dal tempo degli eroi e l’ho trascinato qui, nel ventunesimo secolo, avvilito da una madre reclusa in casa; assediato dalla gente del paese che, non sapendo che fare tutto il giorno al bar della piazza, mormora della sua “follia” e della sua famiglia mancata; circondato dal mare del Salento, invalicabile e affamato di vite umane. Solo così potevo immaginare un’odissea mia, contemporanea, solo portando la leggenda a noi, in questo nostro tempo così disarticolato e privo di certezze”.
 
Si mescolano dunque il mito e il quotidiano, Itaca e il Salento, i versi di Omero e il dialetto leccese, legati insieme da una partitura musicale rigorosa, pensata ed eseguita dai musicisti che diventano anch’essi, con i loro molteplici strumenti, voci musicali del racconto. 
 
 
Appuntamento alle ore 21 all'auditorium di via Roma 9 a Villa Carcina. Ingresso 2 euro.