Canone Rai, niente tassa per i computer
di Alessandra Pirlo

A molti professionisti e titolari di Partita Iva era giunta la bolletta di pagamento del Canone Rai per l’utilizzo di computer connessi alla rete. Il dietrofront della tv pubblica.

Il canone speciale Rai si applica solo a quegli esercizi commerciali che impiegano uno o più apparecchi “atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive”.
Questa è la definizione fornita dal regio decreto n. 246 del 1938, che esclude, dunque, la possibilità di esigere un canone da tutti quegli esercizi commerciali e studi professionali che utilizzano computer connessi alla rete Internet.
Di recente sembra che il gestore dei servizi radiotelevisivi abbia richiesto il canone Rai di euro 200,91 anche a quelle attività commerciali e professionali che utilizzano computer connessi alla rete. Cosa che ha fatto suscitare immediate reazioni nel mondo di imprese e professionisti. La Rai, da parte sua, in seguito ad un incontro con il Ministero dello sviluppo economico, avrebbe sfatato ogni presunzione, confermando che la richiesta di pagamento si riferisce solo al canone speciale richiesto a coloro che utilizzano “apparecchi” ai fini radiotelevisivi.
In ogni caso, la definizione fornita dalla norma renderebbe priva di fondamento qualsiasi pretesa riferita all’utilizzo di personal computer semplicemente connessi alla rete. E’ pur vero che la tecnologia odierna consente la fruizione di immagini televisive anche attraverso apparecchi diversi da televisori, ma sarebbe assurdo ritenere che aziende e professionisti utilizzino i propri pc a tali fini.
Tornando quindi alla definizione della norma, quando le apparecchiature non sono configurate per ricevere trasmissioni radiotelevisive non vi è alcun presupposto per richiedere il pagamento del relativo tributo.
Pertanto, nella normalità dei casi, chi dovesse ricevere bollettini di pagamento relativi al canone Rai è legittimato, se non utilizza televisori o apparecchi simili, a richiedere l’annullamento della pretesa di pagamento.
Rimane da chiarire, infine, come si debbano comportare coloro i quali avessero invece già provveduto al pagamento. L’associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori (Adoc) sembrerebbe essersi già mossa in tal senso, prevedendo un modello per la richiesta di rimborso alla Rai. D’altro canto, un rifiuto infondato del gestore dei servizi radiotelevisivi, lederebbe un diritto.

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