I 52 minuti di Celentano, un insulto all'intelligenza degli spettatori
di Davide Vedovelli

Che infastidisce è la stupidità, l'arroganza, la presunzione, i giudizi sommari, le critiche non motivate, l'ignoranza e la provocazione fine a se stessa.

Credo che Adriano Celentano sia stato tutto questo. Un insulto all'intelligenza degli spettatori, di chi paga il canone per vedere “il molleggiato” in veste di profeta che dice banalità senza capo né coda.

Io non sono per la censura, anche perchè sono editore di un giornale indipendente che è “Il Graffio” che non l'ha mai applicata; sono però per la censura del cattivo gusto e della stupidità. Le critiche vanno motivate. Non tollero che un servizio pubblico quale è la Rai, finanziato dai cittadini, regali centinaia di migliaia di euro a personaggi così, a cui viene lasciata carta bianca come se fossero premi Nobel.

Celentano non è Gaber, anche se lui ci prova. Nessun vero spunto di riflessione, poca ironia e niente che riguardasse la musica. Non esprimo considerazioni sul ridicolo siparietto con Pupo. Che senso ha tutta questa sbrodolata di stupidaggini in un festival che dovrebbe almeno provare a rappresentare la canzone italiana?

Il buon Gianni Morandi prova a guidare la nave nonostante parecchi intoppi: si blocca il “sistemone” di votazione e la valletta è all'ospedale con il torcicollo. Sullo sfondo compaiono i cantanti e le canzoni.
Nessuna sembra entusiasmare né il pubblico né la critica. Eugenio Finardi ci mette cuore e mestiere, pur gareggiando non con uno dei suoi pezzi meglio riusciti; il rock dei Marlene Kuntz risulta un po' sterile e inadatto a tutte queste lucine colorate; Renga confeziona una canzone su misura per conquistare il pubblico sanremese; Bersani presenta un buon pezzo, forse il migliore di tutti quelli in gara. Il resto scivola via quasi senza farsi notare.
Spero che le prossime sere riportino al centro la musica, le canzoni e gli artisti. Ma come dice lo slogan “Perché Sanremo è Sanremo” ... purtroppo.