7300 firme di speranza
di Erregi

Consegnate nella serata di giovedì a Gianantonio Girelli, consigliere regionale del PD, le firme sono testimonianza di quanti tengono non solo al Nido, ma all’Ospedale dei valtrumplini

Parole di speranza ma anche di rabbia ed indignazione, quelle dei rappresentanti del PD della zona, arrabbiati non solo per la linea politica che si sta assumendo e che indebolisce strutture come l’Ospedale di Gardone, nonostante la sua giovane età e i suoi punti di forza, per favorirne di molto più obsolete e meno a misura d’uomo, ma anche perché, sono gli stessi valtrumplini a permettere che questo succeda.

Se a Gardone nascono meno bambini di quelli che dovrebbero, è perché una buona fetta della popolazione decide di andare a partorire agli Spedali Civili o in cliniche private, alimentando così la sensazione che siano gli stessi residenti in Valtrompia a non riporre fiducia nel loro Presidio.

Ma se sono loro stessi a dubitare della struttura, come si può convincere la Regione che varrebbe la pena tenerla aperta e mettere in secondo piano i numeri? Sia Michele Gussago, primo cittadino gardonese che Massimo Ottelli, sindaco di Sarezzo e capogruppo del PD in Comunità Montana, sono stati d’accordo su questo: la prima cosa da fare è credere tutti nel nostro ospedale.

Ai loro interventi è seguito quello di Luana Scanu, rappresentante del Comitato contro la chiusura del Punto Nascite (il gruppo di mamme che aveva fondato anche la pagina Facebook e organizzato il presidio con i fiocchi) la quale ha provocatoriamente chiesto perché ci siano i soldi per aprire un nuovo reparto, quello di ematologia, ma non per sistemarne uno già esistente. Ha chiesto perché, dato che si è parlato di problemi di sicurezza per giustificare la chiusura del Punto Nascite, allora quel reparto non avesse mai ricevuto critiche né visto lamentele, né, prima d’ora si era mai parlato di chiuderlo.

Domande senza risposta, però, perché il dibattito, il dialogo, non può essere tale se manca la controparte, e giovedì sera, all’Auditorium San Filippo di Gardone, c’era solo il PD. Il solo intervento privo della carica di indignazione che ha caratterizzato le parole del pubblico, è stato quello della dottoressa Ongari di Ginecologia, la quale è riuscita a vedere il lato positivo dei cambiamenti che verranno apportati al suo reparto.

Per ora l’unità operativa, insieme agli ambulatori, restano attivi, con l’apporto anche di nuove tecnologie per gli esami alle donne incinte, forniti dal Civile. Inoltre, ci sarà più spazio, per la prima volta, ai servizi ginecologici per la terza età e, magari, tra sei mesi o un anno di assestamento, Gardone sarà in grado di mostrarsi all’altezza del compito e provare a chiedere la riapertura del nido, che adesso sembra irraggiungibile.

Conclude l’incontro proprio Gianantonio Girelli, assolutamente in disaccordo con il concetto di “azienda ospedaliera”, che sottintenderebbe che, a dominare, siano e debbano essere sempre e solo i numeri e l’aspetto economico, mentre invece la sanità deve essere una missione e deve essere di tutti. Per quanto riguarda la chiusura del punto nascite, poi, ha dichiarato “Non ci sono problemi a fare anche 100 chilometri per subire un’operazione a cuore aperto, ma esistono molti problemi a farne 50 per far nascere un figlio”.

Il PD tiene duro, quindi e promette di portare avanti la giusta causa delle mamme e dei moltissimi valtrumplini che ancora credono al Presidio di Gardone VT e credono che abbia una sua dignità ed una sua ragione d’essere, non solo come filiale degli Spedali Civili di Brescia.