Premio Tenco, cala il sipario
di Davide Vedovelli

Luci e ombre della trentaseiesima edizione della rassegna della musica d’autore appena conclusasi al Teatro Ariston di Sanremo.

 

Eccomi di ritorno da Sanremo. Si è concluso sabato notte, alle 5 per essere precisi, la 36esima edizione del Premio Tenco. Edizione straordinaria dedicata ai cento anni della nascita del suo fondatore Amilcare Rambaldi. La redazione del Graffio, come tradizione vuole, è migrata nella cittadina ligure per godersi la rassegna.
Un primo resoconto: 10 ore di sonno in 3 giorni, alcuni miei colleghi anche meno. Ma il Tenco deve essere così, occhiaie di prima mattina e caffè al bar del Teatro Ariston prima delle conferenze stampa. Poi fino a tarda notte, o mattina presto, al dopo-serata per la cena con gli artisti. Rassegna che ha ricordato ed omaggiato Brassens, Enzo del Re, Piero Milesi e Pepi Morgia. Un'edizione straordinaria in entrambi i sensi. Gli scarsi finanziamenti hanno costretto gli organizzatori a drastici ridimensionamenti. La scenografia era totalmente assente, come sfondo il muro del palco, e qui è stato il colpo di genio: gli argani e le impalcature sono diventati elementi scenici. Altro taglio, a mio parere discutibile, è stato l'assenza della tradizionale “sigla” cantata da un artista a sorpresa. La prima serata è iniziata così in sordina (De Scalzi spaccia per inedito di De Andrè quattro versi che Fabrizio aveva scritto da ubriaco su un tovagliolo a Pepi Morgia in una birreria a Vienna. Conoscendo la cura che Fabrizio prestava alla stesura dei brani chiamarlo inedito suona blasfemo e poco rispettoso), e se vogliamo essere sinceri, finita anche peggio. Sembrava che non funzionassero nei i gruppi, che non ingranavano e non trasmettevano molto, ne l'impianto audio, che nella seconda parte della serata è andato KO, provocando la cancellazione delle memorie. Risultato: Vinicio Capossela, che si era portato il contrabbassista di Tom Waits, ha suonato con la chitarra che non funzionava e i volumi totalmente starati. Unica nota positiva la bella esibizione di Patrizia Laquidara. Al rientro in Hotel prevalse la delusione per una brutta serata del Tenco. Ma il venerdì ha subito riscattato la rassegna. Iosonouncane, Cesare Basile, i Mariposa e Bennato hanno regalato uno spettacolo unico al pubblico in sala, purtroppo non numerosissimo. Sabato altra splendida serata, conclusa da Luciano Ligabue, ma illuminata dai Nobraino, a mio parere i migliori sul palco, superati solo dal fuoriclasse Mauro Pagani (Premio Tenco come operatore culturale). Menzione speciale per il tappabuchi Peppe Voltarelli, vera rivelazione di questo Premio Tenco, che con i suoi dialoghi sconclusionati ha divertito il pubblico in sala.
La mancanza della rivista Il Cantautore, la riduzione delle conferenze pomeridiane e i primi due dopo-serata in versione “economy” hanno però reso il clima un po' più freddo rispetto a come ci avevano abituato.
Voto complessivo 8. Hanno fatto del loro meglio e i risultati non sono mancati. Ora si aspetta il Tenco 2012. Dalle prossime settimane tornerò a recensire i dischi che in questi mesi ho avuto il piacere di ascoltare.