Il Liceo Moretti trasloca, ma il Sindaco non è d’accordo
di Erregi

Polemico il primo cittadino Michele Gussago, che attribuisce la colpa del poco spazio per gli studenti del Liceo gardonese a scelte poco ponderate in Provincia

Non si vedono alternative al trasloco: a Gardone non c’è spazio per tutti gli iscritti e per quelli che arriveranno, mentre a Sarezzo, all’Istituto Primo Levi, il calo di iscrizioni si traduce in spazio in abbondanza, ma per quanto logica sembri la soluzione di spostare un plesso nell’altro, non tiene assolutamente conto delle esigenze degli studenti.

Tanto, infatti, era stato l’impegno dell’Amministrazione gardonese per evitare l’esodo degli studenti valtrumplini a Brescia, sforzo evidenziato dall’ampliamento dell’offerta al Liceo Moretti, che ha infatti raggiunto 5 indirizzi di studio, adattandosi alle più diverse esigenze.

E la ricompensa? Tutto il Linguistico trasferito a Sarezzo, che, invece, soffre ancora lo spostamento degli studenti locali verso la città e registra un calo degli iscritti. Ma non è che a Gardone lo spazio non ci sia, intendiamoci, bensì, quando, qualche anno fa furono avviati i lavori di ampliamento, la Provincia non tenne conto del possibile e più che probabile incremento degli studenti e ingrandì l’edificio quel tanto che bastava alle classi di allora.

In quell’anno e in quello precedente ai lavori, i disagi per gli iscritti al Moretti furono molti: tutte le classi dell’indirizzo Socio Psico Pedagocico furono trasferite a Inzino, nel plesso di via Monte Guglielmo, ora completamente inutilizzato, se si eccettua la palestra, tagliando fuori dalle attività anche assembleari e didattiche un intero indirizzo.

Le ragazze del Socio, persero il laboratorio linguistico e di biologia, la biblioteca e l’aula informatica per un intero quadrimestre, dopo che, durante l’anno scolastico precedente, sempre a causa dei lavori in corso ai bagni dell’Istituto, erano state costrette, insieme a tutti gli studenti, a utilizzare bagni-container che, nei mesi invernali, col congelamento delle tubature esterne, non fornivano nemmeno l’acqua per lo sciacquone (e vi lascio immaginare i risultati e le condizioni igieniche, oltre che il profumino!)

Ma i lavori erano da fare, si dicevano studenti e docenti, fiduciosi che, tenendo duro e sopportando anche tutto il rumore provocato, inevitabilmente, dagli operai, le opere di ampliamento avrebbero portato alla maggior comodità di tutti, evitando i disagi. Niente di più diverso, invece, visto che, molti dei docenti che all’epoca insegnavano al Moretti e chiudevano un occhio sul fatto che, più che una scuola, sembrasse un cantiere, lavorano ancora lì e, dopo tutto questo, si vedranno comunque trasferiti altrove per il prossimo anno scolastico.

Molto il malcontento anche tra gli studenti che, a quel vecchio edificio del 1968, con le aule “color verde ospedale”, sono affezionati e all’interno del quale, nonostante la vecchia crepa apertasi nella tromba della scala antincendio dopo il terremoto del 2002, i gradini rotti e tutti i piccoli disagi di un palazzo datato, si sentono a casa.